Primo anno produzione: 1940
Proprietà: famiglia Antinori
Enologo: Massimiliano Pasquini
Agronomo: Massimiliano Pasquini
Conduzione: Ecosostenibile
Bottiglie prodotte: 865.000
Ettari: 170,00
Indirizzo: dalla A1 uscita di Orvieto, proseguire fino a Ficulle.
 
 
Come ci si deve sentire quando si è creato un vino icona, un vino di cui tutti, in Italia e all'estero, parlano? Ce lo siamo spesso chiesti, pensando alla storia che Renzo Cotarella racconta sulla creazione del Cervaro della Sala, concepito dopo il folgorante incontro, alla fine degli anni Settanta, con una vecchia annata di Corton Charlemagne. Renzo non sapeva, probabilmente, quanto quel suo tentativo di ispirarsi ad uno dei più grandi Chardonnay del mondo avrebbe cambiato la storia del vino italiano, sino a quel momento conosciuto soprattutto per alcuni grandi rossi, ma considerato assolutamente inadeguato a competere con la Francia per i bianchi. Gli anni, poi i decenni sono passati, da quella prima annata, la 1985. Il Cervaro ha più volte mutato veste, sia per le proporzioni tra Chardonnay e Grechetto, sia per l'uso più o meno accentuato della barrique, che dopo un picco negli anni Novanta, è stato progressivamente ridimensionato. Ma il Cervaro non perde un colpo, praticamente mai, in nessuna annata; neppure in una siccitosa e calda come la 2017, considerata sfortunata per i bianchi. Long live the King!
Primo anno produzione: 1940
Proprietà: famiglia Antinori
Enologo: Massimiliano Pasquini
Agronomo: Massimiliano Pasquini
Conduzione: Ecosostenibile
Bottiglie prodotte: 865.000
Ettari: 170,00
Indirizzo: dalla A1 uscita di Orvieto, proseguire fino a Ficulle.
 
 
Come ci si deve sentire quando si è creato un vino icona, un vino di cui tutti, in Italia e all'estero, parlano? Ce lo siamo spesso chiesti, pensando alla storia che Renzo Cotarella racconta sulla creazione del Cervaro della Sala, concepito dopo il folgorante incontro, alla fine degli anni Settanta, con una vecchia annata di Corton Charlemagne. Renzo non sapeva, probabilmente, quanto quel suo tentativo di ispirarsi ad uno dei più grandi Chardonnay del mondo avrebbe cambiato la storia del vino italiano, sino a quel momento conosciuto soprattutto per alcuni grandi rossi, ma considerato assolutamente inadeguato a competere con la Francia per i bianchi. Gli anni, poi i decenni sono passati, da quella prima annata, la 1985. Il Cervaro ha più volte mutato veste, sia per le proporzioni tra Chardonnay e Grechetto, sia per l'uso più o meno accentuato della barrique, che dopo un picco negli anni Novanta, è stato progressivamente ridimensionato. Ma il Cervaro non perde un colpo, praticamente mai, in nessuna annata; neppure in una siccitosa e calda come la 2017, considerata sfortunata per i bianchi. Long live the King!