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Il Sassicaia come tutti i più grandi vini della storia affascina non solo per le sue eccelse doti organolettiche, ma soprattutto per ciò che rappresenta. Con la sua genesi il nobile rosso è stato attore protagonista del teatro dell’evoluzione del vino italiano e per tanti produttori è stato un invito ad armarsi di un’enologia più moderna. Prima del Sassicaia Bolgheri era reputato areale di produzione vinicola minore, con la macchia di essere stata in epoca pre Leopoldina zona paludosa. Il Marchese Mario Incisa della Rocchetta, un uomo di grande cultura con in sé il gene della ribellione, non si diede mai per vinto e continuò per anni a sperimentare in cantina per creare un rosso alla maniera francese. Dopo aver conosciuto Giacomo Tachis, enologo enfant prodige che era passato per l’elegante scuola bordolese di Emile Peynaud, si andò all’azione, e nel 1971 con l’assemblaggio di tre diverse annate (1966, 1967, 1968 più un nonnulla del 1965), nacque la prima vera bottiglia di Sassicaia. Il taglio bordolese aveva così trionfato in Italia e assieme a lui la barrique: i vecchi scritti potevano essere strappati per cominciare da un punto zero, reinventando il concetto di eleganza come era successo nella moda e nell’arte contemporanea. Molti si chiedono quale sia stato il segreto del Sassicaia, noi crediamo quello di non essere mai stato un vino goffo, muscolare o generato da forzature, ma semplicemente figlio del genio dei nuovi eroi del vino moderno italiano.
 
 
Primo anno produzione: 1940
Proprietà: Marchesi Incisa della Rocchetta
Enologo: Nicolò Incisa della Rocchetta, Carlo Paoli, Graziana Grassini
Agronomo: Nicola Politi
Conduzione: Convenzionale
Bottiglie prodotte: 980.000
Ettari: 90,00
Indirizzo: dalla Statale Aurelia, svoltare sulla Via Bolgherese.