Primo anno produzione: 1968
Proprietà: Giovanni Manetti
Enologo: Franco Bernabei
Agronomo: Franco Gabbrielli
Conduzione: Biologico
Bottiglie prodotte: 300.000
Ettari: 90,00
Indirizzo: dalla A1, uscita di Valdarno, proseguire sulla Chiantigiana in direzione Greve
 
 
Rinomatissima azienda vinicola da annoverare tra quelle che hanno fatto la fortuna della nuova era del Chianti Classico. Siamo a Panzano in Chianti, nella collina esposta prevalentemente a sud conosciuta come Conca d’Oro di Panzano, ad altitudine significativa (500 metri slm), in posizione suggestiva che digrada sulla vallata del fiume Pesa, dove la luce sembra non smorzarsi mai. Tra queste vigne nasce il nobile Flaccianello della Pieve grazie alla mano esperta del noto consulente Franco Bernabei e del genio di Giovanni Manetti patron d’azienda, uno di quei rossi che negli anni Ottanta meritò dalla stampa statunitense il nome di Supertuscan perché parte di una ristretta schiera di vini non Doc e fuori dall’influenza, all’epoca restrittiva, dei disciplinari. Al suo fianco una campionatura eccelsa, dove passione, arte enologica – si lavora anche in anfore prodotte dagli stessi Manetti nella fornace di famiglia – terroir e rispetto per l’ambiente, viaggiano di pari passo.
Primo anno produzione: 1968
Proprietà: Giovanni Manetti
Enologo: Franco Bernabei
Agronomo: Franco Gabbrielli
Conduzione: Biologico
Bottiglie prodotte: 300.000
Ettari: 90,00
Indirizzo: dalla A1, uscita di Valdarno, proseguire sulla Chiantigiana in direzione Greve
 
 
Rinomatissima azienda vinicola da annoverare tra quelle che hanno fatto la fortuna della nuova era del Chianti Classico. Siamo a Panzano in Chianti, nella collina esposta prevalentemente a sud conosciuta come Conca d’Oro di Panzano, ad altitudine significativa (500 metri slm), in posizione suggestiva che digrada sulla vallata del fiume Pesa, dove la luce sembra non smorzarsi mai. Tra queste vigne nasce il nobile Flaccianello della Pieve grazie alla mano esperta del noto consulente Franco Bernabei e del genio di Giovanni Manetti patron d’azienda, uno di quei rossi che negli anni Ottanta meritò dalla stampa statunitense il nome di Supertuscan perché parte di una ristretta schiera di vini non Doc e fuori dall’influenza, all’epoca restrittiva, dei disciplinari. Al suo fianco una campionatura eccelsa, dove passione, arte enologica – si lavora anche in anfore prodotte dagli stessi Manetti nella fornace di famiglia – terroir e rispetto per l’ambiente, viaggiano di pari passo.